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"Grand Hotel Desyatka" di Damiano Gallinaro


Inizierò col dire che Gran Hotel Desyatka è un racconto distopico che sorprende. La storia surreale, nel finale cerca agganci con la realtà odierna. In che termini lo scoprirete solo leggendolo… ma procediamo per gradi. Andrea Marghenzi viene spedito dalla ditta per la quale lavora in Ucraina, considerata un mercato in espansione. Ci va, obtorto collo, per non perdere il lavoro, ma la sua rabbia raggiunge il livello di guardia quando scopre che la segretaria della ditta gli ha prenotato l’albergo proprio nella zona di esclusione, che raggruppa i territori contaminati dalle radiazioni dell’incidente nucleare del 1986, a Chernobyl.

Da quel punto in poi, le vicende si fanno sempre più inverosimili. Il nostro entra in contatto con i chernobyliani, (proprio a uno di loro è dedicato questo racconto), conosce e sogna strani personaggi, finché la realtà non si confonde con incomprensibili visioni oniriche, che troveranno spiegazione solo nel finale. Un finale che lascia il lettore di stucco.

Il racconto pullula di riferimenti cinematografici, televisivi, (che a volte ho trovato un po’ troppo ricorrenti, quasi superflui), letterari, fumettistici che vengono enumerati e analizzati dallo stesso autore in un’appendice apposita.

Damiano Gallinaro, al termine della storia, dichiara, e lo mette per iscritto, di essersi recato davvero a Chernobyl, nel 2018, e di aver incontrato nella realtà alcuni dei personaggi menzionati in Gran Hotel Desyatka. Niente di così strano, poi, se si pensa che, a partire dal 2019, sulla scia della serie tv “Chernobyl”, il turismo, in loco, avrebbe registrato una considerevole impennata.

Mi è piaciuto, oltre che per la sua originalità e per la prosa brillante, per il messaggio di speranza che lancia nel finale: “Ne usciremo più forti di prima”, ma, per non svelare troppo, eviterò di dire a cosa si riferisce l’autore in questa affermazione.

Non vi rimane che leggerlo.

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