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"Storia di una suora inquietante e di un professore" di Stefano Pancaldi


Un libro originale, quello scritto da Stefano Pancaldi, dalla prosa erratica, lo stile dinoccolato, un po’ da freak.

Richiama alla mente il flusso di coscienza di Joyce.

Il virgolettato è assente dai dialoghi. Fra i segni di interpunzione prevale in maniera netta la virgola. Periodi brevi, ritmo narrativo vivace ne sono tratti distintivi.

“Storia di una suora inquietante e di un professore” è originale anche nella struttura. Comincia con un nutrito numero di considerazioni sulla scuola privata e su quella pubblica, per poi proseguire con la descrizione della genesi del romanzo, delle radici familiari del protagonista e sfociare, infine, in un antefatto.

L’autore ha un modo di scrivere vibrante di partecipazione emotiva che coinvolge da subito il lettore scaraventandolo in medias res.

La narrazione è caratterizzata da tante inquadrature rapide che spingono chi legge a cambiare spesso prospettiva. A parlare sono soprattutto le percezioni del protagonista, le sue emozioni. L’intera storia è vissuta attraverso i suoi occhi, i suoi stati d’animo, le sue considerazioni.

Tutto scorre fin troppo velocemente, come nella vita, senza che ci sia nemmeno il tempo di metabolizzare. Numerosi e di spessore gli argomenti trattati. Discriminazioni sociali in seno alla scuola privata cattolica. Indrottinamento ideologico. Follia fondamentalista. Eutanasia. Compromesso fra ideali e realtà. Disfunzionalità delle famiglie. Trionfo del non senso.

Questo libro è anche e soprattutto un romanzo di denuncia sociale.

Nella società odierna ci si rassegna a una vita fatta di incomunicabilità: meccanica, routinaria, ogni giorno uguale, nella quale solo l’incontro con qualche rara anima pura, come quella di Marco o “della bella” può fare la differenza trasmettendo calore, promuovendo un cambiamento autentico.

Ha un lieto fine la storia narrata da Stefano. Perché in fondo il lieto fine è salutare. Perché lo squallore di certa realtà fa male al cuore. Perché il "vissero felici e contenti" è essenziale per preservare un po’ di equilibrio, come è fondamentale che in questo flusso impazzito della vita, colmo di eventi privi di senso e di maschere grottesche, ci sia un riscatto, si intraveda una luce.

Da leggere.




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