Una saga familiare ricca di buoni sentimenti, che abbraccia un arco temporale molto esteso, dai primi del Novecento a oggi. La vera storia della famiglia dell’autrice, Silvana Sanna, ambientata nel Basso Piemonte. Il ritratto di un’Italia che non c’è più, con le sue tradizioni, gli usi e costumi, e un umorismo semplice che è come una carezza.
Una società contadina basata su valori forti, sull’operosità, la fatica, il sacrificio, i legami familiari. La storia d’amore fra Giuseppe e “la Pinin”, gli amati nonni di Silvana, diversi come il giorno e la notte ma innamoratissimi, complementari e indispensabili l’uno all’altra. Così indispensabili che quando uno dei due muore l’altro lo segue a brevissimo raggio.
Le vicende familiari durante e fra le due guerre mondiali, con tutta l’incertezza, il carico di dolore, le ristrettezze, i lutti che caratterizzarono quegli anni.
A Silvana Sanna, fra gli altri, va riconosciuto un grande merito: quello di planare con delicatezza su certi tragici eventi, senza calcare mai la mano, come non calca la mano sugli umani difetti dei protagonisti, trattandoli con indulgenza, delicatezza e amore. Ad alcuni di loro ci si affeziona davvero condividendone gioie e sventure ché di questo è fatta la vita. Ciò che conta è attraversarla con forza e incrollabile ottimismo, un po’ come era solita fare “la Pinin”, donna indistruttibile e battagliera, preziosissima risorsa per tutta la famiglia, nell’avvicendarsi delle generazioni.
Certi racconti mi hanno richiamato alla memoria quelli che la mia nonna materna mi faceva della Seconda Guerra Mondiale. Così come ho apprezzato, nei vari personaggi che popolano le pagine di questa commovente saga familiare, la capacità di ridere di niente e di amarla verame