Per scrivere un commento a questo romanzo di Dafne Valenti partirò da ciò che mi ha colpito di più: l’entusiasmo, che è alla base del ritmo narrativo vivace che lo caratterizza.
In maniera molto accattivante, l’autrice ci narra la storia della protagonista, seguendola nella sua trasformazione da brutto anatroccolo a cigno, dall’adolescenza all’età adulta. Ce ne narra le insicurezze, le disavventure con l’altro sesso, i problemi familiari, la lotta per l’indipendenza, il percorso di studi, la carriera, e lo fa trovando sempre il modo di incuriosire il lettore, di renderlo partecipe degli alti e bassi di Camilla fino a farlo immedesimare in lei.
Un ruolo di primo piano, in questo romanzo, lo rivestono l’amicizia e l’amore. I tanti personaggi che ruotano intorno a quello principale principale sono tutti ben caratterizzati, rimangono impressi e suscitano simpatia. L’amore, poi, è croce e delizia della protagonista, che unisce praticità e romanticismo, in un mix molto seducente per l’altro sesso. Non aggiungerò altro per non spoilerare.
A questo punto forse vi chiederete se c’è qualcosa che non mi sia piaciuto in “Semplicemente Camilla” o che non mi abbia convinto. Ebbene, sì. Se fossi stata l’autrice, avrei tagliato la parte finale, o meglio, mi sarei fermata all’episodio dell’appartamento al primo piano e della festa, eliminando le pagine successive, per lasciare al lettore la possibilità di lavorare di fantasia immaginandosi il resto e avrei concluso in bellezza aggiungendo le righe dedicate all’amore nelle sue varie forme e sfumature. Invece, Dafne Valenti ha preferito descrivere anche aspetti, a mio avviso un po’ superflui, come se le dispiacesse lasciar andare Camilla o si sentisse in dovere di descrivere le fas