Breve e intenso “le cose perdute” rimane nel cuore.
La prima riflessione che suscita è sulla natura della vita, fatta di morti, rinascite, fini e nuovi inizi.
Un ruolo di tutto rispetto è rivestito dal dolore in questa narrazione fluida e scorrevole, in cui l’autore fa sfoggio di tutta la sua capacità descrittiva. Il dolore come strumento di conoscenza di sé stessi, come passaggio obbligato per maturare, crescere, trovare il proprio posto nel mondo, avvicinarsi agli altri, capirne le ragioni.
Non esiste solo il bianco o solo il nero. Nella vita siamo chiamati a recitare una molteplicità di ruoli che a volte ci vedono nelle vesti di “carnefici inconsapevoli”, a volte di “vittime”, ma è solo interagendo con gli altri che possiamo crescere e farli crescere, perché “nessun uomo è un isola”, nemmeno il protagonista di questo racconto, tendenzialmente timido e solitario.
Ed è solo nel finale che le tappe del suo percorso vengono svelate insieme alle motivazioni che l’hanno portato a lasciare la sua città d’origine, Roma, per Milano, nell’intento di cambiare vita. Ed è solo allora che si capisce l’origine del suo tormento, il difficile rapporto con le donne e con l’amore, la paura di lasciarsi andare.
L’autore Germano Tonanzi, indirettamente, tramite le vicende del protagonista, ci mostra come tutti siamo frutto della nostra storia, delle nostre origini ed esperienze, ma che le meno positive non ci segneranno per sempre, se asseconderemo la tendenza innata dell’uomo verso la speranza e il nostro istinto di sopravvivenza, allontanandoci dalle pulsioni autodistruttive.
Il fascino emanato dal protagonista è il risultato del suo lungo viaggio dentro di sé, della sua personale discesa negli Inferi, della lotta ingaggiata contro i suoi mostri, per rinascere alla vita più adulto, più maturo, non più un ragazzo in fuga da sé stesso, ma un uomo pronto ad affrontarla la vita, a seguire fino in fondo le proprie passioni, a scegliere la sua strada.
Sullo sfondo una Milano molto ben descritta, con la sua elegante bellezza, i suoi quartieri e i suoi tesori artistici, la movida e i Navigli, la periferia del Giambellino e il lusso di Via Monte Napoleone… e poi tutta la tenerezza delle cose perdute, che perdute in realtà non sono mai, perché non solo fanno parte del percorso di vita di ciascuno di noi, ma anche di ciò che siamo. Alcune di loro possono essere ancora recuperate, se solo lo si vuole: la vita ci dà sempre una seconda possibilità.
Kommentare