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Recensione a "Souvenirs d'un jour" di Roberto Accoroni


Le mie reazioni a “Souvenirs d’un jours” di Roberto Accoroni sono state contrastanti. Il libro è suddividibile in tre sezioni distinte, a mio avviso.

Della prima ho apprezzato lo scavo introspettivo dei personaggi condotto magistralmente dall’autore; meno invece il ritmo narrativo che ho trovato troppo lento. Il libro si avvale di diversi pov, facendo parlare in prima persona i personaggi. L’impressione che se ne ricava è quella di tanti monologhi teatrali, ben scritti, ma un po’ pesanti, nei quali non mancano spunti lirici apprezzabili.

Il secondo capitolo focalizzato sulle dinamiche della coppia Rossana-Michele e sulla ricostruzione dei loro primi incontri fino alla classica crisi del settimo anno rischia, a tratti, di scivolare nel romanzetto rosa.

La narrazione assume un respiro più ampio a partire dal quarto capitolo in avanti, inaugurando, dal mio punto di vista, la seconda sezione del libro. Nuovi personaggi entrano in gioco, ciascuno con le sue particolarità, le sue bizzarrie. Personaggi come l’Fabbro, la contessa Selleroni Davidoff, Guido Baldi, il Tozzo e Jack, ad esempio, sono molto ben caratterizzati. Pollo, con i suoi comportamenti sopra le righe, è addirittura esilarante. I personaggi riflettono sulla vita, sui suoi eventi, sulla fretta di vivere.

Ho apprezzato meno le meticolose digressioni di Jack sulla storia dell’arte, anche se sono in linea con il suo personaggio: un presuntuoso, antipatico e pesante.

Il romanzo ha una struttura originale e questo è un punto a suo favore: la narrazione si svolge e si esaurisce nell’arco di una giornata; ogni capitolo è suddiviso in fasce orarie.

Non ha una trama ben delineata o meglio non sembra averla affatto, ma, da questo punto di vista, si riscatta verso la fine (terza sezione) con due eventi a sorpresa che regalano senso a un coacervo di riflessioni e digressioni e pure di azioni, queste spesso volutamente banali.

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