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"Due fiocchi di neve uguali" di Laura Calosso


"Due fiocchi di neve uguali" è un romanzo che mi ha messo in difficoltà. In genere non mi prendo del tempo per formulare una valutazione di ciò che leggo, se mi ha colpito, in senso positivo o negativo. Questa volta invece mi si è reso necessario. Spiegherò sinteticamente il perché. Il romanzo è privo di refusi, errori grammaticali o incongruenze di qualsiasi genere e, in qualche passo, raggiunge elevate punte di lirismo. La scrittrice sa ben descrivere le zone d'ombra dei due protagonisti, Margherita e Carlo, adolescenti in crisi di crescita, non solo privi di un vero sostegno familiare ma addirittura vittime dei loro genitori, della loro incapacità di essere dei validi esempi, dei loro errori e fallimenti. In questa storia la crisi del ruolo genitoriale viene magistralmente rappresentata come uno dei mali che affliggono la società odierna, insieme alla competitività, al culto della perfezione e alla disgregazione dei nuclei familiari che producono conseguenze deleterie sia sui genitori che sui figli. In questo senso l'autrice ha fatto un ottimo lavoro. Purtroppo però il ritmo narrativo è lentissimo. La trama quasi inesistente. Il senso di rassegnazione e l'abulia dei due giovani protagonisti sconfortante. Siamo davanti a dei vinti che, privi di strumenti per fronteggiare il dolore e le delusioni, si lasciano trascinare alla deriva senza opporre alcuna resistenza, in maniera irritante. Anche in questo libro, come in molti altri, si mostrano gli effetti del bullismo che può avere conseguenze devastanti su chi lo subisce. A metà della storia avrei voluto interrompere la lettura che gravitava sempre sugli stati d'animo dei due protagonisti, senza apportare niente di nuovo alla trama, ma ho persistito. Il finale mi ha premiato portando un barlume di speranza e un po' di vita a una narrazione quasi ossessivamente introspettiva. L'autrice ha sicuramente talento e un'ottima padronanza della lingua italiana, ma non ha, a mio avviso, saputo dosare gli "ingredienti". L'eccesso di introspezione non giova. Avrebbe potuto inserire vicende riguardanti i genitori o i compagni di classe dei protagonisti, il loro ambiente scolastico, per alleggerire e ravvivare la narrazione, ma non l'ha fatto, condannando, di frequente, il lettore alla noia.

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