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"La scala di seta" di Lorena Santi


“La scala di seta” di Lorena Santi è un giallo e ne rispecchia quasi pienamente la struttura. Quasi, perché l’assenza di un finale che ristabilisca l’equilibrio spezzato dal delitto farebbe pensare anche a un thriller, mentre l’attenzione rivolta all’ambiente nel quale si svolgono le vicende narrate e alla psicologia dei protagonisti l’avvicina, per certi versi, al noir.

L’autrice sa ricreare perfettamente il contesto fine e altolocato nel quale si sviluppa la storia. Ci riesce a pieno ricorrendo a uno stile elegante che nulla toglie al ritmo narrativo vivace.

Lorena Santi si dimostra abile pure nel lavoro di scavo psicologico condotto sui personaggi, con particolare riferimento a quello di Huguette, moglie del ricco De Gainsbourg, trovato morto nel suo studio.

Come in ogni giallo che si rispetti, si parte da uno stato di serenità iniziale, nel quale all'improvviso irrompe il delitto, turbando la quiete della normalità.

Alcuni elementi inseriti nella storia vengono sapientemente utilizzati per dirottare i sospetti spacciando per suicidio ciò che in realtà si rivelerà un omicidio.

La figura dell’investigatore, Braudel, nella sua trasandatezza, ricorda il Tenente Colombo, protagonista di una fortunatissima serie televisiva americana che spopolò in Italia negli anni Settanta.

Quasi totalmente assenti i refusi, eccellente il lessico. Credibile l’ambientazione a Parigi grazie all’utilizzo di riferimenti precisi e di termini francesi, opportunamente segnalati dal corsivo.

Un giallo, piacevole e coinvolgente, che si legge nel giro di qualche ora.

Consigliato.

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