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"Lilith. La prima donna" di Caterina Armentano


Un racconto che offre molteplici spunti di riflessione quello di Caterina Armentano. Riflessioni sulle condizioni della donna, sul suo approccio al maschile, ma anche sulle pulsioni peggiori, quelle più distruttive.

Nell’antica tradizione ebraica, Lilith era la prima moglie di Adamo, antecedente ad Eva. Ed è proprio tramite queste due figure contrapposte che Caterina Armentano, riportando ora il punto di vista dell’una, ora quello dell’altra, riesce, con stile asciutto e incisivo, a suscitare nel lettore una serie di considerazioni. Adamo, fra la compagna ribelle, Lilith, e quella sottomessa, Eva, è con quest’ultima che forma una famiglia. Per poter vivere in coppia, a quanto del suo potere e, nei casi estremi, della sua dignità, deve rinunciare una donna?

Quando Adamo non riesce a sottomettere Lilith, alza le mani contro di lei. A quante manifestazioni di violenza dell’uomo sulla donna stiamo assistendo in questo periodo storico?

Eppure la sottomissione non assicura l’amore. Di Lilith Adamo rimarrà innamorato per sempre, sebbene lei si sia ribellata alla sua autorità.

Sia l’uno che l’altra generando, a loro volta, sofferenza, reprimeranno fino all’ultimo il sentimento che li unisce condannandosi all’infelicità. Orgoglio e testardaggine, sembra suggerirci indirettamente l’autrice, non producono niente di positivo, al pari della vendetta, come dichiarerà la stessa Lilith, dopo aver provocato l’omicidio di Abele, ad opera del fratello Caino, per vendicare la morte del bimbo da lei generato con Adamo, che l’ha maledetta per la sua ribellione.


“Vinsi, vinsi.

Mi saziai, ma di cosa?

Non mi appagai.

Non mi sentii ripagata, risarcita…

Amarezza, confusione, dolore, rabbia…

Una vita fu spezzata e il buio dimorò ancora in me.”


Come si evince dall’epilogo del racconto, solo nel perdono di Eva nei confronti di Lilith, sua rivale e corresponsabile della morte di Abele, suo figlio, risiede una speranza di salvezza. Solo grazie al perdono e alla solidarietà femminile si può sperare di intravedere uno spiraglio di luce che ci salvi dall’egoismo e dal buio delle passioni.


“(Eva) Arrivò con un mazzo di fiori.

Gettò i petali sulle acque del mare.

«Sono per tuo figlio» mi disse.

Il dolore si fece più sopportabile.

L’eternità aveva un nuovo volto.

Il buio si stava rischiarando.”


(Caterina Armentano. “Lilith. La prima donna”)

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