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"Il Perdente" di Antonio De Cristofaro



“Il perdente” di Antonio De Cristofaro narra la storia di un funzionario dello stato, impiegato presso il catasto, che conduce un’esistenza semplice, quasi monotona.

In segreto, però, coltiva grandi ambizioni: nutre la speranza di diventare ricco e famoso grazie alla scrittura. Proprio quando pensa di essere arrivato a un punto di svolta, il destino gli gioca un tiro mancino.

A questo punto il mite uomo dà prova di un’aggressività insospettabile.

Intorno a lui iniziano a circolare voci inquietanti che alimentano dubbi e illazioni sulla sua persona.

Secondo la stampa egli non sarebbe un mite impiegato dall’esistenza oscura, ma avrebbe trascorsi da agente segreto.

Ed è proprio il ruolo dei mass media che viene posto in risalto da De Cristofaro. Nello specifico, un conduttore televisivo può mandare in fumo i sogni di gloria di un autore ambizioso; un giornalista della carta stampata seminare dubbi sull’irreprensibilità e i trascorsi di una persona tranquilla.

Un ruolo di tutto rilievo in questa storia viene giocato dalla giustizia che ha il potere di stritolare nelle sue maglie un innocente, annullarne la vita, rubargli la dignità.

Un messaggio che questa opera trasmette con forza è che per vendere tante copie di un libro in Italia non guasti affatto circondarsi di una fama ambigua, aver commesso crimini. Il male fa notizia e la curiosità morbosa del pubblico il resto, pagando in moneta sonante, ma ne “Il Perdente” successo e felicità si escludono. Si può guadagnare tanto e non avere più diritto a niente.

In meno di cento pagine, scritte in uno stile a tratti manierato, ma sempre fluido, con estrema abilità, Antonio De Cristoforo spinge il lettore a riflettere su temi di spessore e attuali offrendoci lo spaccato di una società malata di protagonismo, priva di scrupoli e morbosamente curiosa, nella quale ambizione e fama possono rivelarsi armi a doppio taglio, se non si hanno gli agganci giusti.


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