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Recensione a "CARO FIGLIO" di Claudio Beniywoll


Caro Figlio di Claudio Beniywoll è un romanzo che narra la toccante storia di una madre, Rita, che perde il figlio poco più che bambino, in seguito al suo suicidio. Il ragazzo compie questo gesto estremo per un equivoco che scoprirete leggendo.

La bravura dell’autore risiede soprattutto nella capacità di descrivere con sensibilità e delicata empatia il dolore della protagonista che, in seguito al lutto straziante, comincia un’avventurosa peregrinazione da un punto all’altro della Terra, per fare tutto ciò che Paolo, prematuramente scomparso, non ha potuto fare. Eccola, quindi, in Kenya a distribuire caramelle e sorrisi ai bambini africani, in America Latina, nella Gola del Diavolo, a Hollywood per visitare la Walk of Fame. Poi di nuovo alla ventura per vestire i panni di una senza tetto, per un mese, aiutata in questo da una serie di imprevisti e vicissitudini.

Il leitmotiv dell’opera sono i buoni sentimenti che imboccano spesso la strada della solidarietà, sperimentata ad esempio da Rita in Kenya a contatto con gente povera ma straordinariamente generosa o durante il mese trascorso vivendo come senzatetto fra barboni inclini a condividere il poco che hanno sostenendosi vicendevolmente.

Le esperienze avventurose che la donna affronta l’aiutano ad aprire gli occhi sul vero senso della vita, ad andare oltre gli orizzonti imposti da un’esistenza come tante, comoda ma limitata, affrontando coraggiosamente difficoltà e imprevisti di vario genere.

Alla figura generosa, nobile e sentimentale della madre si contrappone quella arida di suo marito che si chiude nel dolore per la morte del figlio dimostrandosi egoista fino all’ultimo nei confronti di sua moglie, oltre che incapace di capirne il ricco vissuto emotivo.

Claudio Beniywoll, giovane autore emergente, riesce a costruire personaggi di spessore (madre e figlio, in particolare), umani ed eroici nella loro capacità di provare sentimenti profondi ed estremi. Peccato però che l’opera si basi su un periodare contorto, su frasi mal strutturate, indulgendo, a volte, in descrizioni poco interessanti per il lettore, salvo quelle riguardanti i Paesi visitati dalla madre che sono rese con vivacità, efficacia e padronanza narrativa. Una revisione più accurata dell’opera ne avrebbe valorizzato i contenuti rendendone più scorrevole la lettura.





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