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"Angelus" di Caterina Armentano

In questo suo racconto dal titolo “Angelus”, corredato di illustrazioni realizzate da Angelica Elisa Moranelli (DigiTales Grafica & Servizi Editoriali), Caterina Armentano con delicatezza estrema ci prende per mano per condurci nella vita di Ezechiele, bimbo ebreo strappato all’innocenza della sua infanzia, a un’esistenza serena e agiata, per sprofondarlo nella solitudine, nella violenza e nella follia omicida di un campo di concentramento.

Per sfuggire alla mostruosità della sua condizione, il bambino cerca sollievo nel sonno ed è lì che incontra Angelus, figura protettiva e immaginaria nella quale trova rifugio, attingendo a risorse interiori fino a quel momento insospettate, facendo della speranza il suo baluardo e della resistenza passiva la sua forza.

Caterina Armentano riesce a toccare punte di vero lirismo nella descrizione degli stati d’animo del bambino che narra in prima persona la sua prigionia nel campo di concentramento con una naturalezza e un candore disarmanti.

Il lettore non può che commuoversi per le sue sofferenze, provando sulla propria pelle le stesse sue paure, la tristezza per la separazione dai suoi genitori, l’immenso dolore per la morte dei suoi piccoli compagni di sventura, come lui destinati alle docce dei campi di sterminio.

Un racconto ricco di contenuti questo uscito dalla sapiente penna dell’Armentano che spinge il lettore a riflettere sull'enorme malvagità di cui è capace l’essere umano, perché, come Caterina fa dire ad Angelus:“L’uomo è la più assurda di tutte le creature. Il suo corpo può diventare lo scudo per difendere un’altra creatura o un’arma per distruggere la vita.”

Non c’è giustificazione per lo sterminio di tante esistenze, che non risparmia nemmeno quelle più innocenti, macchiando la storia di sangue e di un orrore infinito.

L’autrice nel corso della narrazione fa esprimere sia Ezechiele che Angelus in prima persona, rendendoli, in questa maniera, ancora più vicini al lettore, alternando i pensieri dell’uno a quelli dell’altro e operando così una scelta stilistica e strutturale molto azzeccata.

In quest’opera Caterina si conferma autrice particolarmente attenta al mondo dell’infanzia, dotata di un elevato grado di empatia nei confronti dei più piccoli, dei più inermi e dei più sofferenti, di chi è ingiustamente vittima della follia e della cattiveria altrui

e lo fa usando tutta la potenza espressiva propria di chi possiede un animo spiccatamente sensibile.

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