Recensione a "Umber & Cromantica" di Cristiana Bartolini
"Questa storia a qualcuno la dovevo pure raccontare": esordisce così Cristiana Bartolini e, in maniera semplice ma significativa, verrebbe spontaneo risponderle: "Per fortuna!"
Sì, perché se l'autrice per qualche oscuro motivo avesse scelto di non mettere nero su bianco questa storia, sarebbe stato un terribile peccato.
Vi avverto che i complimenti si sprecheranno, nel corso della recensione a "Umber & Cromantica", ma questo "urban fantasy" se li merita tutti.
Per cominciare, un plauso va all'autrice per l'omogeneità stilistica di cui dà prova sfoggiando uno stile uniforme, incisivo e sicuro. La compattezza dello stile è spesso spia di una raggiunta maturità nella scrittura, dato non trascurabile. Va detto, per rendere giustizia a questo libro, che tutti i ventun capitoli e l'epilogo sono strutturati in maniera magistrale.
In più non presentano refusi, incongruenze, cronologiche e di contenuto: nemmeno minime.
Passiamo ora ai contenuti, che, a livello qualitativo, non hanno nulla da invidiare alla struttura e allo stile di quest'opera. Il libro di Cristiana Bartolini ha, infatti, un altro grande pregio: sa far riflettere. L'autrice, con le sue vicende, proietta il lettore in un futuro lontano nel quale i libri non esistono più e realtà virtuale e reale si sovrappongono in maniera vistosa e preoccupante. Solo una biblioteca, purtroppo e non a caso nascosta, rappresenta l'ultimo baluardo del pensiero libero.
Gli abitanti dell'avveniristica e grigia Umber sono videogioco-dipendenti , vivono più su Cromantica che nella realtà , muovendosi all'interno di un contesto ipertecnologico e spersonalizzante. Le idee sono controllate dal potere centrale e filtrate attraverso la Rete. Umber è il frutto di una ricostruzione post-bellica ed è fondata sulla omologazione dei suoi ignari abitanti, inconsapevolmente bersagliati da messaggi subliminali, in un delirio egemonico che mira a trasformarli in automi di una catena di montaggio.
I bisogni secondari vengono trasformati in desideri insopprimibili, in un raccapricciante scenario fatto di gabbie psicologiche e dannate trappole subliminali, nel quale neuroni e materia grigia vengono volutamente devastati tramite il videogioco Cromantica: gli abitanti di Umber sono schiavi a tutti gli effetti, vivono all'interno di un bunker robotizzato, ma non ne sono coscienti. I personaggi sono credibili, hanno carattere e bucano il foglio elettronico o cartaceo che sia.
La trama è congegnata veramente bene: l'autrice sa creare suspance, interesse, curiosità .
Le oltre duecento pagine si divorano letteralmente e, quando si arriva alla fine dell'opera, se ne avverte addirittura nostalgia. Segno che chi ha scritto "Umber & Cromantica" ha saputo davvero fare un buon lavoro. Sì, perché Cristiana Bartolini, dopo aver dato vita a tutta una serie di avventurose, rocambolesche e avveniristiche vicende, si congeda dal lettore, con un messaggio di speranza, donandogli un sorriso... e, di questi tempi, più che mai, il valore di un sorriso è inestimabile, ne converrete.
Come scrive Cristiana Bartolini nel suo fantasy, tutt'altro che irreale, se ci si sofferma a riflettere sulla piega che sta assumendo la nostra società , (sempre più dominata dal virtuale, sempre meno istruita, sempre più alienata e alienante, consumistica e tecnologica) "in fondo siamo sempre responsabili di ciò a cui permettiamo di tenerci prigionieri".
Se, dopo aver letto questo libro, avrete riflettuto, anche solo per un po', sui rischi che sta correndo la nostra amata società e sui suoi potenziali, deleteri sviluppi futuri, avrete reso onore a "Umber & Cromantica" e alla sua talentuosissima e acuta autrice.
Non penso occorra aggiungere altro.