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Recensione a "L'inganno" Di Antonio De Cristofaro


Avvalendosi di una storia estremamente semplice, ma solo all’apparenza, Antonio De Cristofaro, in questo suo nuovo lavoro ci regala una serie di spunti di riflessione di considerevole spessore. Partiamo, prima di tutto, dalla figura del protagonista, Sandro: professionista stimato , padre di famiglia e marito fedele fino a che non incappa nella classica crisi di mezza età e il tarlo dell’insoddisfazione, a lungo latente, inizia a scavare a fondo, erodendo certezze. Qualcuno potrebbe obbiettare che la nostra società è popolata di Sandro: niente di nuovo sotto il sole, quindi. Niente di particolarmente originale. Se non che l’autore riesce a mostrarci questo stimato professionista in tutta la sua "inettitudine", cioè nell'incapacità di vivere serenamente, tanto da richiamare, in certi suoi atteggiamenti, alla memoria il celeberrimo Zeno Cosini di Italo Svevo. Sandro non è di certo un coraggioso: privato da un destino crudele dell'affetto di entrambi i genitori, si sposa per assicurarsi un appoggio affettivo. Ѐ cresciuto sotto il profilo professionale, ma a livello emotivo è poco più di un bimbetto. Quante persone mature, soddisfatte e sicure di sé solo all’apparenza esistono al mondo? In quanti, in realtà, indossano una maschera per accaparrarsi l’approvazione sociale e per non sentirsi da meno di altri? A un certo punto del suo percorso, Sandro, al pari del Mattia Pascal di pirandelliana memoria, si rende conto di aver costruito una gabbia, di essercisi infilato dentro e di aver gettato la chiave. Qui entra in gioco sua moglie, donna che non perde occasione per farlo sentire una nullità e non adempie ai suoi doveri coniugali, frustrandone la spinta vitale. A questo quadretto tutt’altro che idilliaco, si aggiunge la crescente indifferenza dei figli, sempre più assorbiti dai loro impegni, e sempre meno in linea, nelle loro scelte di vita, con le aspettative paterne. Però, mentre ne “Il fu Mattia Pascal” il protagonista cerca di costruirsi una nuova vita e una nuova identità lasciando che tutti lo credano morto, Sandro è in un’amante che cerca una via di fuga, per trovare il coraggio (che altrimenti non avrebbe) di costruirsi una nuova esistenza, chiudendo un matrimonio ormai irrimediabilmente in crisi e fondato su un sentimento fasullo. La prima domanda che sorge spontanea nel lettore, a questo punto della narrazione, non è peregrina e si impone con forza: far dipendere totalmente la propria felicità da un’altra persona è la strada giusta oppure rischia di condurre, per sua natura, a un fallimento annunciato?

E ancora: il matrimonio è un istituto sociale sano e in linea con la natura essenzialmente libera dell’uomo oppure è una forzatura, una battaglia persa già in partenza? Quanto ci lasciamo condizionare dal bisogno di accettazione sociale, nelle nostre scelte fondamentali? L’essere umano è costituzionalmente insoddisfatto e infelice (al pari di Zeno Cosini di Svevo) e, se esiste, quale potrebbe essere il rimedio per questa sua logorante insoddisfazione?

Se il valore di un’opera si misura sulla base degli interrogativi che pone ai suoi lettori, degli spunti di riflessione che offre, questa ultima fatica letteraria di Antonio De Cristoforo è sicuramente degna d’attenzione.

Vestendo i panni dell’avvocato del diavolo, qualcuno potrebbe obbiettare che, sì, “L’inganno” avrà sicuramente un suo spessore antropologico e sociologico, ma ecco lo stile è un po’ troppo manierato, a tratti, quasi aulico. Questione di gusto -certo - perché l’opera merita e potrebbe prestarsi, per i suoi temi, come capita spesso in questi casi, a un vivace e interessante dibattito.

Da leggere.



Cenni biografici dell'autore


Antonio De Cristofaro nasce 16/04/1955 a Bellona in provincia di Caserta, studia e si laurea all’Istituto Orientale di Napoli in Lingue e Letterature Straniere Moderne, indirizzo europeo, specializzandosi in lingua inglese e francese. Dopo la laurea si trasferisce a Milano dove inizia ad insegnare sia lingua inglese che francese. Tra le sue passioni c’è la lettura e la scrittura, però, arriva molto tardi alla pubblicazione del suo primo racconto dal titolo:”Vite spezzate, il sogno e la memoria” avvenuta nel 2007. Il lungo racconto ottiene un riconoscimento piazzandosi terzo al Concorso Letterario Internazionale della città di Savona. Nel 2011 pubblica il suo primo romanzo:”Lucrezia Borgia, vita intima di una principessa”, con il quale partecipa al concorso letterario Via Francigena 2012, il romanzo viene premiato con una menzione speciale dalla giuria. All’inizio del 2014 pubblica il suo secondo romanzo:”Giada”. Il romanzo si classifica sesto nel concorso letterario internazionale “Pegasus” città di Cattolica. Sempre con lo stesso romanzo viene premiato al concorso letterario internazionale “Montefiore” con il premio speciale:”Il porticciolo”. Ancora con il romanzo “Giada” viene insignito della targa “Paris” al premio letterario “World Literary Prize, prima edizione 2015. Vive a Corbetta in provincia di Milano, è sposato e ha un figlio.



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