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Come creare dei buoni dialoghi

Esistono anche romanzi di qualità senza dialoghi, questo è fuori discussione.

Qualche mese fa, mi è capitato di recensirne uno.

Lì per lì, ho storto la bocca pensando che avrei incontrato difficoltà a leggerlo senza trovarlo pesante.

Mi sono dovuta ricredere, perché l’autore in questione ha dimostrato di saperci fare davvero.

Grazie a uno stile brillante, a contenuti inerenti a temi d'attualità, a frasi brevi e a periodi ben congegnati, leggerlo è risultato un viaggio di piacere, sebbene non fosse esattamente un romanzo breve.

Purtroppo, altrettanto di recente, mi è capitato di incappare, invece, in un romanzo provvisto di dialoghi interminabili. Quindici, venti righe l’uno. All’inizio ho sperato che si trattasse di un’eccezione, ma sfogliando il libro, mi sono accorta che invece quei dialoghi così lunghi rappresentavano la regola per quell'autore.

Inutile dire che, poco dopo, ho sospeso la lettura e non credo che la riprenderò.

Ci sono delle caratteristiche che i dialoghi devono assolutamente avere:

  1. la brevità. Fateli durare qualche riga, non di più;

  2. la varietà: non devono essere monotoni. Devono apportare qualche elemento di novità rispetto a ciò che il lettore sa già, a livello di trama. No ai dialoghi del tipo: «Ciao, come stai?»

«Bene. E tu?


3. non devono apparire costruiti ad arte per fornire informazioni che l’autore avrebbe potuto inserire altrove evitando concentrazioni verbose.

4. devono essere in linea con il personaggio. Esempio: non possiamo appiccicare a un personaggio trasgressivo e aggressivo toni pacati e discorsi basati sul comune buon senso;

5. devono produrre un certo effetto su chi legge. Il dialogo è d’impatto? Suscita emozioni forti nel lettore? Consegue l’obiettivo voluto dallo scrittore? Esempio: lo avvicina o gli fa prendere le distanze dai personaggi coinvolti?


E voi che criteri seguite per scrivere i vostri dialoghi?

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