“Un caffè per la vittima” di Pamela Luidelli è un giallo ben congegnato. Si distingue per lo stile brillante e il senso dell’umorismo che lo pervade, sebbene, come in tutti i romanzi di questo genere, non manchino omicidi e sparatorie.
Se è vero che avrebbe bisogno di ulteriori giri di bozze per eliminare soprattutto le "sviste ortografiche", va considerato che si tratta di un’opera prima di trecento pagine, appartenente a un genere complesso come quello giallo, ben strutturata e divertente.
La protagonista è Beatrice, alias Bea, una trentacinquenne sfortunata e con la testa fra le nuvole ma incredibilmente vitale e tenace. Una che quando si mette in testa qualcosa va fino in fondo, costi quel che costi.
All’improvviso si ritrova senza lavoro e senza fidanzato, e decide di ricominciare una nuova vita trasferendosi da Roma a Castel Lassù, un paesino sperduto, al Nord, dove comincia una nuova vita.
Orfana di entrambi i genitori, con l’aiuto di sua zia Tina, rileva un bar divenendo oggetto degli attacchi malevoli di Annunciata Albume, sua rivale in affari.
Fra pettegolezzi e fraintendimenti vari, Bea, si inserisce nella comunità locale diventando progressivamente un punto di riferimento.
A un certo punto, la vita soporifera di Castel Lassù viene sconvolta dall’omicidio di una studentessa, Rosa, seguito a breve distanza da quello di Silvia, la sua migliore amica. Il problema è che il nome del bar di Bea, Nemesi, viene scritto sul cadavere della prima e rinvenuto su un bigliettino accanto al corpo della seconda. Per Bea cominciano i guai e sono seri. Per questo, la giovane donna, una sorta di Bridget Jones nostrana che sprizza simpatia da tutti i pori, decide di improvvisarsi detective e comincia a indagare. Ne scoprirà delle belle mettendo a repentaglio perfino la sua incolumità.
Altro non voglio svelarvi, perché dovete assolutamente leggerlo!
Questo giallo è ricco di intrecci e colpi di scena e individuare il colpevole, o per meglio dire i colpevoli, non è affatto facile. Segno che l’autrice ha svolto un ottimo lavoro sotto questo aspetto, così come nella caratterizzazione dei personaggi: dalla protagonista, impulsiva e pasticciona, all’inflessibile maresciallo, al misterioso e avvenente conte, solo per citarne alcuni. Tutti così interessanti e umani da sembrare reali.
“Un caffè per la vittima” avrà un seguito, che ora è in fase di revisione.
Nel frattempo dedicatevi alla lettura di questo e avrete sicuramente voglia di leggere anche il sequel.
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