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Accento grave, accento acuto

  • Immagine del redattore: Daisy Raisi
    Daisy Raisi
  • 1 giu 2018
  • Tempo di lettura: 1 min

Oggi, sempre per la nostra rubrica "Si fa presto a dire scrivo", parleremo di accenti. Non è superfluo trattare questo argomento, perché sono tanti i casi nei quali all'accento grave (è) viene erroneamente usato al posto di quello acuto (é). Intanto, una precisazione: le vocali con l'accento grave si pronunciano aperte. Esempio: pèsca (il frutto); le vocali con l'accento acuto si pronunciano chiuse. Esempi: pésca (sport), chiésa.

L'accento è sempre grave sulle vocali a, i, o, u.

Invece, per quanto riguarda la vocale "e", può essere sia acuto che grave. Come già ricordato, l'accento è grave quando la vocale "e" si pronuncia aperta. Esempi: tè, karkadè, cioè. Invece, quando si pronuncia chiusa, l'accento è acuto. Esempi: sé, né. Particolare attenzione va prestata ai composti di che. Quanti se ne incontrano con l'accento sbagliato! L'accento, nei composti di che, è sempre acuto, NON GRAVE. Esempi: finché, anziché, benché, perché, affinché, poiché. Così come ci vuole l'accento acuto in questi casi:

in alcuni verbi con l'infinito in "ere", nella terza persona singolare del passato remoto.

Esempio: Giovanni poté sostenere l'esame; nei composti di tre: ventitré, quarantatré e in alcuni sostantivi come, ad esempio, viceré.

 
 
 

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